Dalle sconfitta alla conquista del mondo

Enrico Piaggio con una sua Vespa

Mancava tutto. Gli stabilimenti erano per lo più macerie ancora fumanti. Materie prime pochissime. Razionate. Un esercito di occupazione imbufalito che si preparava alla fuga e l’altro, quello degli alleati, che non arrivava ancora.

Nel 1943 era per tutti una follia immaginare il futuro di un’impresa come Piaggio, bombardata dagli alleati e saccheggiata dai nazzi-fascisti.

Una idea folle per tutti sì, ma non per un genio dell’impresa.

Prima e in parte durante la Seconda Guerra Mondiale, lo stabilimento toscano di Pontedera sotto la guida di Enrico Piaggio aveva conosciuto una grande stagione.

Ecco un esemplare del P108 prodotto a Pontedera dalla Piaggio dal 1938 al 1943

  • Il P.108 fu l’unico bombardiere strategico quadrimotore della Regia Aeronautica nel secondo conflitto mondiale. 
  • Il progetto derivava dallo sviluppo di un precedente sotto-potenziato Piaggio P.50III con struttura in legno.
  • Mentre il P.108 era un bombardiere completamente metallico ad ala bassa con carrello retrattile. Vinse nel 1939 il concorso bandito dalla Regia Aeronautica per la fornitura.

Davanti ad un P108 gli 8 uomini dell’equipaggio e tutt’intorno il reparto di motoristi e avieri dedicati alla gestione dell’aereo italiano che era l’unico che poteva in qualche modo reggere il paragone con i bombardieri alleati Boeing e Lancaster.

Dopo l’8 settembre del 1943 la produzione della Piaggio si era divisa. Molti macchinari ed operai furono costretti dai tedeschi a trasferirsi a Biella proprio per sottrarre la produzione ai raid alleati. Ma i bombardamenti del gennaio e giugno 1944 fecero oltre 100 morti e distrussero stazione e stabilimenti di Pontedera. Alcuni macchinari vennero poi nascosti nei paesi vicini.

In questo scenario apocalittico in mezzo nel pieno di una catastrofe anche morale, Enrico capì tra i primi che il Paese, finita la guerra doveva cambiare. Intuì che la nuova Italia avrebbe avuto bisogno di un mezzo individuale per gli spostamenti dei suoi abitanti, visto che le infrastrutture pubbliche ferroviarie e stradali erano dissestate.

In verità quando le truppe di occupazione nazzi-faciste erano ancora attive nel Nord Italia, Enrico decise di far progettare un mezzo a due ruote che potesse essere usato con semplicità da tutti, anche da donne e preti. Nacque così un primo prototipo denominato Paperino.

Il Piaggio Paperino venne progettato a partire dal 1944 – come Moto Piaggio 5 o MP5 – sotto la supervisione dell’ingegner  Renzo Spolti che insieme al collega  Vittorio Casini aveva ricevuto il compito di allestire nello stabilimento di un’ex tessitura di Biella un’officina dotata di pochi macchinari. Con essi collaborò, quale esperto di motori, il conte Carlo Felice Trosi. Spolti, che era stato a capo fra il 1934 ed il 1938 dell’Ufficio Progetti Motori d’Aviazione, venne incaricato da Enrico Piaggio di ideare un veicolo da destinare al mercato di massa nell’economia post-bellica.

Il Paperino però non incontro il favore di Enrico Piaggio. Forse per quel tunnel centrale dove alloggiava il motore o per la sua forma o forse per la struttura costruttiva. Sta di fatto che Enrico Piaggio non diede ma il via alla produzione su larga scala del MP5

L’intuito e il senso pratico gli fecero scartare il prototipo Paperino dell’ingegner Spolti e convinse il suo un altro ingegnere aeronautico a realizzare un mezzo nuovo partendo da un foglio bianco. Così L’ingegner Corradino D’Ascanio progetto e realizzo il primo prototipo della Vespa in soli due mesi.

Il progetto di D’Ascanio rappresentò una vera e propria rivoluzione nel campo dei mezzi di trasporto, in quanto coniugava estetica, praticità, semplicità e comfort.

Il prototipo marciante della Vespa quando si chiamava ancora MP6

La Vespa venne brevettata a Firenze nel 1946 e subito dopo iniziò la sua produzione di serie. Inizialmente il successo del mezzo non fu immediato, ma grazie alla visione e alla determinazione di Enrico Piaggio, la Vespa divenne presto un simbolo di libertà e di emancipazione, rappresentando una nuova forma di mobilità urbana.

L’imprenditore visionario non si limitò a produrre la Vespa, ma comprese anche l’importanza delle leve della comunicazione per farla conoscere al mondo. Enrico sfruttò tutti i canali disponibili, tra cui la stampa, la radio e il cinema, in cui la Vespa divenne protagonista di numerosi film.

La Vespa di Piaggio divenne così un simbolo di libertà e di emancipazione, rappresentando una nuova forma di mobilità urbana che cambiò radicalmente l’immagine della città. La Vespa venne rapidamente adottata da giovani, donne e studenti, diventando un’icona della cultura pop italiana.

Enrico Piaggio morì nel 1965, ma la sua Vespa continuò a essere prodotta e ad essere un oggetto di culto per molte generazioni di appassionati. Oggi, la Vespa di Piaggio rappresenta un’icona del made in Italy, simbolo di design e di eleganza, e un esempio di come un’imprenditoria visionaria possa cambiare il corso della storia.

Enrico Piaggio circondato dalle sue Vespa

Oggi la Vespa è ancora prodotta e rappresenta un’icona del made in Italy, apprezzata in tutto il mondo per il suo design unico e inconfondibile. La decisione di Enrico Piaggio di puntare sulla Vespa, rinunciando ad altri progetti che non rispondevano alle esigenze del mercato, dimostra la sua capacità di comprendere le esigenze dei consumatori e di saperle soddisfare in modo innovativo e funzionale.

Fu allora che Enrico Piaggio ebbe l’intuizione che avrebbe cambiato la storia del trasporto urbano: nel 1946, infatti, decise di mettere in produzione un veicolo a due ruote economico e facile da guidare, destinato a diventare un simbolo dell’Italia del boom economico: la Vespa.

La Vespa, disegnata dal designer Corradino D’Ascanio, divenne subito un successo, grazie alla sua maneggevolezza, alla sua affidabilità e al suo design innovativo. La Vespa fu un successo di vendite, tanto che nel giro di pochi anni divenne un vero e proprio fenomeno di massa, con milioni di esemplari venduti in tutto il mondo.

Ma Enrico Piaggio non si limitò alla produzione della Vespa: grazie alla sua visione d’impresa, infatti, trasformò la Piaggio in una vera e propria holding, che si occupava di diversi settori, dalla produzione di motociclette alla realizzazione di impianti per la lavorazione del marmo.

La morte prematura di Enrico Piaggio, avvenuta nel 1965 a soli 60 anni, non fermò il successo della sua azienda: la Piaggio, infatti, continuò a crescere e a diversificarsi, diventando uno dei principali gruppi industriali italiani.

Un modello della famosa prima Vespa la 98 cc del 1946